venerdì 27 febbraio 2015

Gettata via

Mi sono fidata e affidata. Ho fatto il salto nel buio. Ho guardato dall'alto il fondo del burrone, ho chiuso gli occhi, inspirato e mi sono lanciata.
E mi sono fatta male.
Molto male.
Perché dopo il mio salto sono stata rifiutata e cancellata senza una parola. Gettata via come si fa con un disco rotto.
Un calzino sporco e spaiato che rimane nel fondo della cesta della biancheria.
Mi ha chiesto di fidarmi, di imparare l'attesa. Gli ho creduto. Mi ha detto che ci saremmo rivisti ieri prima della sua partenza, gli ho creduto.
E invece è sparito. I miei messaggi, le mie richieste, sono stati visualizzati ma non sono stati ritenuti degni di una risposta.
E' questo che brucia. Più di tutto. L'essere considerata niente.
Avevo appena cominciato a mettere fuori la testa dal mio bozzolo e sono stata calpestata.
Torno nel mio bozzolo ora. Non so se avrò mai di nuovo il coraggio di tentare la metamorfosi.
Forse non tutte le crisalidi sono destinate a diventare farfalla.
Forse dovrei realizzare quel che sono: un bruco. Solo un bruco.

martedì 24 febbraio 2015

Come un petalo su un fiore

E' così che mi sento oggi. Aggrappata come un petalo su un fiore. In equilibrio.Sospesa. Cerco di mettere insieme i pezzi di me, le idee, le sensazioni. Mai nulla mi è sembrato tanto difficile. 
La mia testa è in una bolla, del tutto immune a quel che succede intorno a me compreso il lavoro, il traffico, le telefonate. Non sento niente. 
Vorrei solo gridare a tutti di non parlarmi. Vi prego lasciatemi qui nella mia bolla a sentire i pensieri fluire. Devo raccogliere i pezzi, rivivere deliziata quello che è accaduto.
Dopo le sfuriate telefoniche, dopo esserci mandati reciprocamente a quel paese, ieri mi ha cercata ancora. Abbiamo parlato ed ho accettato di vederlo. 
E' nella mia città per lavoro questa settimana, poi andrà via. Mi ha detto dov'era  il suo albergo e mi ha detto di scegliere un bar dove vederci e parlare, in qualche modo mi avrebbe raggiunta.
Abbiamo parlato ancora un po' ed io colta da un impulso inspiegabile mi sono offerta di andare direttamente al suo albergo. Mi dice che non sa se intorno ci sia qualche locale ma la mia intenzione è solo parlare un po' con lui, guardarci, annusarci, per capire. E non voglio gente intorno.
E così ieri sera mi sono trovata ad attraversare la città per incontrarlo. Il cuore in gola, quasi senza fiato, ma neanche per un secondo ho pensato di tornare indietro. La ragione mi dava della pazza mentre il mio istinto continuava a dirmi che sarebbe andato tutto bene.
Sono arrivata con 20 minuti di anticipo rispetto al preventivato e quando l'ho visto le mie paure si sono volatilizzate.
Più bello che in foto, un profumo buono e intenso che sento ancora adesso e due occhi scuri che mi guardano con una calma serafica. Mi ha sorriso e mi ha detto "vieni, fumiamo una sigaretta."
Siamo rimasti lì fuori dall'albergo una decina di minuti a parlare e fumare. Mi sorrideva e mi diceva "visto? non era meglio vedersi anzichè dar di matto prima ancora che qualcosa accadesse?" 
Ho sorriso e gli ho risposto " io te l'avevo detto che sono una persona testarda e per niente arrendevole. Sei tu che hai voluto prenderti questo guaio"
Mi ha sorriso divertito e ha risposto " sei il mio guaio?"
Ho abbassato gli occhi annuendo. 
Siamo saliti in camera, ci siamo seduti sul letto e dopo pochi istanti la sua bocca era sulla mia ed io ho perso ogni cognizione. Sdraiato su di me mi teneva saldamente i polsi mentre mi baciava e mi guardava e mi chiedeva "cosa senti, come stai" ogni minuto. 
Ed io non lo sapevo davvero. Ero eccitata, ansiosa, ma per niente spaventata.
Mi ha guardata a lungo negli occhi e mi ha detto di spogliarmi tenendo addosso solo il ciondolo che avevo messo su sua espressa richiesta: una farfalla. Simbolo del mio rinascere.
Ho scosso la testa dicendo che non potevo. Mi vergogno di me e mi vergognavo di starmene nuda davanti a lui completamente vestito.
Mi ha tirato forte i capelli e mi ha baciata e poi con voce calma e profonda mi ha detto "come devi rivolgerti a me? Come devi chiamarmi?" Con un filo di voce ho risposto "Signore."
Ha fatto un sospiro di approvazione e vicino al mio orecchio ha detto piano "Brava. Perchè io lo so che ti piace chiamarmi Signore, ti piace da morire tutto questo."
Queste parole hanno rotto la diga. Mi sono lasciata andare come mai in vita mia. Come mai avrei pensato fosse possibile in una situazione tanto nuova per me.
Mi sono ritrovata in ginocchio nuda con il viso sul letto. Lui dietro di me che mi dice calmo: "Sai che  devo punirti? Per non aver ubbidito al mio ordine qualche giorno fa e per avermi fatto tanto arrabbiare in questi due giorni. Ora ti sculaccerò ed ogni colpo voglio sentirti dire 'Grazie Signore', chiaro?"
Annuisco.
Mi tira forte i capelli facendomi avvicinare il viso al suo e mi dice "Non ho sentito."
Lo guardo fiera negli occhi e rispondo "Sì Signore."
Comincia a sculacciarmi piano. Ha le mani calde e morbide e non faccio fatica a rispondere "Grazie Signore" ad ogni colpo. Ma poi i colpi diventano più forti e veloci ed io mi perdo. Si ferma.
Mi dice "non ti sto sentendo ringraziare."
Gli rispondo "chiedo scusa Signore" e poi con mia somma sorpresa aggiungo "la prego Signore, ancora. Ne ho bisogno".
Sorride e ricomincia. Ed io ringrazio per ogni colpo mentre mi rendo conto che davvero ne avevo bisogno. E questo pensiero mi lascia frastornata.
Si ferma. E' in piedi dietro di me. Non posso vederlo ma sento che sfila la cinghia dai pantaloni. Mi irrigidisco mentre dice calmo "ora proveremo qualcos'altro."
Comincio a tremare e a scuotere la testa. Non ho mai provato la cinghia prima d'ora. Ho paura di non affrontarlo e, per un istante, paura che lui possa farmi male più di quanto io riesca a sopportare.
Mi accarezza piano i capelli e il viso, mi bacia e mi dice "Devi solo dire 'non mi piace' ed io mi fermo subito. La mettiamo via e non la usiamo più. Hai capito bene? Se non la vuoi, devi dirlo. In qualsiasi momento io mi fermerò."
E così mi abbandono alle sue mani. E cerco ad ogni colpo di concentrarmi sulle mie sensazioni. 
Scopro che mi piace. Che non ho paura di lui. Anzi, mi sento al sicuro più di quanto mi sia mai sentita in vita mia. La pelle brucia ma tra le gambe sento un calore crescente, un'eccitazione fortissima.
I suoi erano colpi ben assestati. Prima delicati poi più intensi ma sempre precisi. Sentivo che si concentrava su punti precisi per non farmi troppo male.
E ad un certo punto le emozioni hanno preso il sopravvento ed io ho cominciato a piangere.
Non era dolore o paura. Era solo il sentirmi completamente sopraffatta dalle mie stesse emozioni.
Si è fermato. Mi ha baciata e mi ha detto piano "perchè stai piangendo? cosa senti?" Le sue mani morbide mi accarezzavano il viso ed io ho solo saputo rispondere "Grazie Signore."

In quelle due ore, in quella stanza, il tempo si è fermato. Anche quando mi sono ritrovata in ginocchio nuda ai suoi piedi io mi sentivo come se fossi approdata in porto dopo la tempesta.
Non so cosa sia stato. Forse la sua calma o forse il modo di guardarmi. Quegli occhi neri e impenetrabili mentre mi dominava che si sono addolciti dopo mentre ci rivestivamo.
Mentre mi rivestivo mi sono sdraiata sul letto e ho cominciato a ridere. Una risata catartica. Una risata che si portava via i tormenti e le ansie. Lui mi guardava e sorrideva e ad un certo punto mi dice "quindi è stato cosi male?" ho riso e gli ho detto "no ma.. così così. insomma mi aspettavo meglio" Lui mi ha guardata, ha sorriso e ha risposto "sei una ciofeca a mentire."
Mi sono messa a ridere di nuovo. Era tardi. Non potevo rischiare di perdere l'ultima metro.
Mi sono rivestita per andare via. Lui mi ha abbracciata ed io ho affondato il viso nel suo collo ringraziandolo ancora.
Mi ha salutata dicendo "ci sentiamo domani".
E io spero che lo faccia. Sto attendendo. Voglio essere sua. Lo voglio ancora sopra di me che mi tiene fermi i polsi e mi dice "tu sei mia", come ha fatto qualche ora fa.

giovedì 19 febbraio 2015

...Incertezze...

Dopo aver a lungo peregrinato per siti più o meno famosi, blog e articoli e libri e film (di cui al momento salvo solo Secretary), mi sono decisa a darmi la spinta per fare il salto.
Non voglio più vivere solo di fantasie. 
Ho frequentato un paio di forum ma fin'ora nessun Master ( o sedicente tale) ha saputo intrigarmi, incuriosirmi.
Anzi, il più delle volte sono riusciti solo a spaventarmi.
Fino a qualche giorno fa. 
Conosco, su un sito di BDSM abbastanza famoso, un Master che mi ispira. Parliamo. Mi dice che ha avuto sottomesse, storie lunghe, importanti. Gli dico che io non ho alcuna esperienza in questo campo e che neanche so dire a me stessa i motivi. Gli dico che neanche so se alla fine riuscirei ad affrontarlo. Ma vorrei farlo. Gli spiego, o provo a spiegargli, la donna che sono. Il mio orgoglio, la mia forza, la mia innata ribellione. 
Perchè insomma dovrà sapere a che tipo di fatica andrà in contro. 
Gli dico che, per quanto non si possa decidere a tavolino che tipo di rapporto umano intraprendere con qualcuno, so per certo che non sono interessata a singole sessioni. 
Ho bisogno di fiducia, di tempo, di conoscenza, impegno, devozione. Da entrambe le parti.
Sembrava la pensasse come me. Nel giro di due giorni mi dà il mio primo piccolo ordine (disatteso, mea culpa). Mi dice anche che devo dargli del Lei.  Lo faccio.
Ma poi comincio a sentirmi strana. Primo perchè lui con me ha parlato solo qualche minuto ogni giorno, niente di più. Di lui non so proprio nulla come lui non sa niente di me. 
Inizio a sentire una fastidiosa sensazione di disagio alla bocca dello stomaco. Un campanello d'allarme nella mia testa. Dovremmo incontrarci Lunedì. Sono davvero sicura di volerlo fare?
Sicché oggi gli scrivo una lunga email (dandogli del tu. Ma a me sembra ovvio. La mia email era una richiesta di pausa. Un bisogno di esternare i miei dubbi ecc. e per farlo ho bisogno di uscire dal ruolo per un momento).
Gli dico cosa mi preoccupa, gli dico che vorrei conoscere l'Uomo prima del Master. Gli dico che vorrei parlare con lui, andare piano, capire. Conoscerlo e farmi conoscere. Perchè, gli dico, come faccio a mettermi nelle tue mani sicura che non mi farai male psicologicamente ed emotivamente se di me non sai e non sembra importarti?
La discussione è proseguita poi via chat ed è stata tremenda. 
Un muro. Mi sono sentita dire che sono una bambina che ha paura dell'uomo nero, che sono una che fa la mestrina dicendogli cosa deve fare solo perchè ha letto un paio di blog (o_O), che dico cose banali, che cerco di dominarlo dal basso e che io avrei bisogno di un Master fantoccio che assecondi tutti i miei "voglio".
Rimango di sasso. Allibita perchè non mi sembrava di aver chiesto la luna.
Non riporterò tutta la conversazione perchè ci vorrebbe una vita ma credo che queste ultimi frasi meritino:
Lui mi dice:
<<Perché dovrei costruire appartenenza con te che dopo aver letto due blog ti poni come una maestrina che mi dice cosa devo fare e come farla e che vuole un sacco di cose ma in quanto a mettersi in gioco poco e niente?>>
Rispondo:
<<Non sto facendo la mestrina. Ti sto solo dicendo che non riesco a mettermi in gioco così dal nulla. E basta con la storia dei blog. Ho un cervello e non ho paura di usarlo>>.
E lui mi dice che non capisce perchè dovrebbe mettersi in gioco lui.. cosa?! Gli rispondo: <Tu sei il Master. Tu puoi prendere il controllo, tu puoi farmi male a livello psicologico e fisico. Chi dei due "rischia di più?" E comunque parlavo di uno scambio reciproco.>>
A questo punto lui mi dice che alla fine lui deve fare questo e quello ma io boh! e che una schiava non dovrebbe ragionare cosi ma dare se stessa e  fine.

Ho chiuso la conversazione con un vago senso di nausea e stordimento. Ma davvero quel che chiedo è fuori dal mondo?
Sbaglio io a non riuscire a cadere ai piedi di qualcuno solo con uno schioccare di dita? 
Essere una sottomessa ( o sentirsi tale) vuol dire non avere diritto di parola mai, non poter chiedere un minimo di conoscenza e fiducia?
Forse ho sbagliato tutto non lo so. 
Sono sono molto molto confusa

mercoledì 18 febbraio 2015

Sono una crisalide. Una crisalide impaziente di aprire le ali ma che per lungo tempo si è sentita al sicuro avvolta nel suo bozzolo.
Perché quello che sento mi spaventa. Perché quello che sento è in totale contraddizione con la versione di me che regalo al mondo. Vivo una costante dicotomia. Voglio essere dominata ma al tempo stesso scalcio non appena mi viene dato un ordine.
Eppure... Eppure sentirmi dominata, sopraffatta, soprattutto psicologicamente mi da brividi di eccitazione senza confronti. 
Non so da dove tutto questo venga fuori. Credo di essere sempre stata così. Sin da piccola. 
Ho sminuito questa parte di me per molti anni dicendo che subivo il fascino dell'uomo autoritario ma che mai e poi mai avrei permesso a nessuno di dirmi cosa dovessi fare. Inorridivo davanti alle donne succubi.
Inorridisco ancora per carità. Ma con il tempo ho imparato a guardarmi dentro. Ed ho capito che il mio bisogno non ha nulla a che fare con l'annullamento della mia persona, niente a che fare con l'essere passivamente succube di un uomo.
Ha piuttosto a che fare con il bisogno intimo e profondo di abbandono totale, di liberazione.
Ci vuole molta forza per abbandonarsi a tal punto e molta testa per sopportare il dolore e le umiliazioni che tutto questo comporta senza andare in pezzi.
Non lo so come andrà, se andrà, se ce la farò. Sono qui affacciata all'ingresso della tana del Bianconiglio e con passo malfermo provo ad addentrarmi.
Avevo bisogno di un posto in cui parlare, in cui raccontare questa nuova me. Ed eccomi qui.