martedì 24 febbraio 2015

Come un petalo su un fiore

E' così che mi sento oggi. Aggrappata come un petalo su un fiore. In equilibrio.Sospesa. Cerco di mettere insieme i pezzi di me, le idee, le sensazioni. Mai nulla mi è sembrato tanto difficile. 
La mia testa è in una bolla, del tutto immune a quel che succede intorno a me compreso il lavoro, il traffico, le telefonate. Non sento niente. 
Vorrei solo gridare a tutti di non parlarmi. Vi prego lasciatemi qui nella mia bolla a sentire i pensieri fluire. Devo raccogliere i pezzi, rivivere deliziata quello che è accaduto.
Dopo le sfuriate telefoniche, dopo esserci mandati reciprocamente a quel paese, ieri mi ha cercata ancora. Abbiamo parlato ed ho accettato di vederlo. 
E' nella mia città per lavoro questa settimana, poi andrà via. Mi ha detto dov'era  il suo albergo e mi ha detto di scegliere un bar dove vederci e parlare, in qualche modo mi avrebbe raggiunta.
Abbiamo parlato ancora un po' ed io colta da un impulso inspiegabile mi sono offerta di andare direttamente al suo albergo. Mi dice che non sa se intorno ci sia qualche locale ma la mia intenzione è solo parlare un po' con lui, guardarci, annusarci, per capire. E non voglio gente intorno.
E così ieri sera mi sono trovata ad attraversare la città per incontrarlo. Il cuore in gola, quasi senza fiato, ma neanche per un secondo ho pensato di tornare indietro. La ragione mi dava della pazza mentre il mio istinto continuava a dirmi che sarebbe andato tutto bene.
Sono arrivata con 20 minuti di anticipo rispetto al preventivato e quando l'ho visto le mie paure si sono volatilizzate.
Più bello che in foto, un profumo buono e intenso che sento ancora adesso e due occhi scuri che mi guardano con una calma serafica. Mi ha sorriso e mi ha detto "vieni, fumiamo una sigaretta."
Siamo rimasti lì fuori dall'albergo una decina di minuti a parlare e fumare. Mi sorrideva e mi diceva "visto? non era meglio vedersi anzichè dar di matto prima ancora che qualcosa accadesse?" 
Ho sorriso e gli ho risposto " io te l'avevo detto che sono una persona testarda e per niente arrendevole. Sei tu che hai voluto prenderti questo guaio"
Mi ha sorriso divertito e ha risposto " sei il mio guaio?"
Ho abbassato gli occhi annuendo. 
Siamo saliti in camera, ci siamo seduti sul letto e dopo pochi istanti la sua bocca era sulla mia ed io ho perso ogni cognizione. Sdraiato su di me mi teneva saldamente i polsi mentre mi baciava e mi guardava e mi chiedeva "cosa senti, come stai" ogni minuto. 
Ed io non lo sapevo davvero. Ero eccitata, ansiosa, ma per niente spaventata.
Mi ha guardata a lungo negli occhi e mi ha detto di spogliarmi tenendo addosso solo il ciondolo che avevo messo su sua espressa richiesta: una farfalla. Simbolo del mio rinascere.
Ho scosso la testa dicendo che non potevo. Mi vergogno di me e mi vergognavo di starmene nuda davanti a lui completamente vestito.
Mi ha tirato forte i capelli e mi ha baciata e poi con voce calma e profonda mi ha detto "come devi rivolgerti a me? Come devi chiamarmi?" Con un filo di voce ho risposto "Signore."
Ha fatto un sospiro di approvazione e vicino al mio orecchio ha detto piano "Brava. Perchè io lo so che ti piace chiamarmi Signore, ti piace da morire tutto questo."
Queste parole hanno rotto la diga. Mi sono lasciata andare come mai in vita mia. Come mai avrei pensato fosse possibile in una situazione tanto nuova per me.
Mi sono ritrovata in ginocchio nuda con il viso sul letto. Lui dietro di me che mi dice calmo: "Sai che  devo punirti? Per non aver ubbidito al mio ordine qualche giorno fa e per avermi fatto tanto arrabbiare in questi due giorni. Ora ti sculaccerò ed ogni colpo voglio sentirti dire 'Grazie Signore', chiaro?"
Annuisco.
Mi tira forte i capelli facendomi avvicinare il viso al suo e mi dice "Non ho sentito."
Lo guardo fiera negli occhi e rispondo "Sì Signore."
Comincia a sculacciarmi piano. Ha le mani calde e morbide e non faccio fatica a rispondere "Grazie Signore" ad ogni colpo. Ma poi i colpi diventano più forti e veloci ed io mi perdo. Si ferma.
Mi dice "non ti sto sentendo ringraziare."
Gli rispondo "chiedo scusa Signore" e poi con mia somma sorpresa aggiungo "la prego Signore, ancora. Ne ho bisogno".
Sorride e ricomincia. Ed io ringrazio per ogni colpo mentre mi rendo conto che davvero ne avevo bisogno. E questo pensiero mi lascia frastornata.
Si ferma. E' in piedi dietro di me. Non posso vederlo ma sento che sfila la cinghia dai pantaloni. Mi irrigidisco mentre dice calmo "ora proveremo qualcos'altro."
Comincio a tremare e a scuotere la testa. Non ho mai provato la cinghia prima d'ora. Ho paura di non affrontarlo e, per un istante, paura che lui possa farmi male più di quanto io riesca a sopportare.
Mi accarezza piano i capelli e il viso, mi bacia e mi dice "Devi solo dire 'non mi piace' ed io mi fermo subito. La mettiamo via e non la usiamo più. Hai capito bene? Se non la vuoi, devi dirlo. In qualsiasi momento io mi fermerò."
E così mi abbandono alle sue mani. E cerco ad ogni colpo di concentrarmi sulle mie sensazioni. 
Scopro che mi piace. Che non ho paura di lui. Anzi, mi sento al sicuro più di quanto mi sia mai sentita in vita mia. La pelle brucia ma tra le gambe sento un calore crescente, un'eccitazione fortissima.
I suoi erano colpi ben assestati. Prima delicati poi più intensi ma sempre precisi. Sentivo che si concentrava su punti precisi per non farmi troppo male.
E ad un certo punto le emozioni hanno preso il sopravvento ed io ho cominciato a piangere.
Non era dolore o paura. Era solo il sentirmi completamente sopraffatta dalle mie stesse emozioni.
Si è fermato. Mi ha baciata e mi ha detto piano "perchè stai piangendo? cosa senti?" Le sue mani morbide mi accarezzavano il viso ed io ho solo saputo rispondere "Grazie Signore."

In quelle due ore, in quella stanza, il tempo si è fermato. Anche quando mi sono ritrovata in ginocchio nuda ai suoi piedi io mi sentivo come se fossi approdata in porto dopo la tempesta.
Non so cosa sia stato. Forse la sua calma o forse il modo di guardarmi. Quegli occhi neri e impenetrabili mentre mi dominava che si sono addolciti dopo mentre ci rivestivamo.
Mentre mi rivestivo mi sono sdraiata sul letto e ho cominciato a ridere. Una risata catartica. Una risata che si portava via i tormenti e le ansie. Lui mi guardava e sorrideva e ad un certo punto mi dice "quindi è stato cosi male?" ho riso e gli ho detto "no ma.. così così. insomma mi aspettavo meglio" Lui mi ha guardata, ha sorriso e ha risposto "sei una ciofeca a mentire."
Mi sono messa a ridere di nuovo. Era tardi. Non potevo rischiare di perdere l'ultima metro.
Mi sono rivestita per andare via. Lui mi ha abbracciata ed io ho affondato il viso nel suo collo ringraziandolo ancora.
Mi ha salutata dicendo "ci sentiamo domani".
E io spero che lo faccia. Sto attendendo. Voglio essere sua. Lo voglio ancora sopra di me che mi tiene fermi i polsi e mi dice "tu sei mia", come ha fatto qualche ora fa.

4 commenti:

  1. dell'abbandono, della mente ubriaca, della risata catartica. <3

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  2. In giro per internet si trova un interessante articolo sul fatto che il bdsm crei un "distacco" dalla realtà ordinaria che fa bene se si è sotto stress... ^_*

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    1. Ehhhh a quanto pare!! Sono come minimo felice di avergli dato un'altra possibilità :)

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